...posson bastare? Ma gia` che ci siamo arrotondiamo a centosette.
Da repubblica.it:
ROMA - 0041764334741. La fine del sistema Moggi comincia così, con questo numero di telefono svizzero chiamato imprudentemente all'una e quattro minuti del 9 febbraio del 2005. Una traccia decisiva, un filo. Tirato il quale, gli investigatori che da due anni stanno smontando a pezzo a pezzo il mondo di Calciopoli sono arrivati a conclusioni dalle proporzioni apocalittiche: nella sola stagione 2004-2005, nel periodo compreso tra il 29 settembre e il 16 maggio (tra la sesta di andata e la diciassettesima di ritorno), la cupola è riuscita a manomettere il numero, fino ad oggi inimmaginabile, di 107 partite. 79 di serie A, 22 di serie B e 6 di Coppa Italia.
LA TELEFONATA CHIAVE
A chiamare nel cuore della notte, è Atalanta (il nome in codice di Paolo Bergamo; Pairetto, per la cronaca, è Pinocchio). Atalanta usa il suo numero italiano, e quindi è intercettato. Gli investigatori sono proprio curiosi di sapere chi risponderà a quegli squilli. E quando sentono la voce, inconfondibile, di Moggi, capiscono tutto. Capiscono il senso di quelle misteriose chiamate fatte solo di due parole - il nome di chi chiamava e l'imperativo: "Apri". Capiscono come mai non avevano mai trovato fin lì contatti tra Moggi e gli arbitri. Capiscono, insomma che esiste un mondo parallelo, una sorta di Matrix telefonica che connetteva Moggi a chissà quanti arbitri e guardalinee. Seguendo i contatti di quella scheda svizzera, "consegnata" involontariamente da Bergamo, i carabinieri di Roma arrivano a isolare una cinquantina di schede. 31 delle quale particolarmente attive. Di queste, alla fine delle indagini, solamente 21 verranno abbinate a un "proprietario". Ma tanto basterà a far cadere definitivamente la maschera del calcio italiano.
Da repubblica.it:
ROMA - 0041764334741. La fine del sistema Moggi comincia così, con questo numero di telefono svizzero chiamato imprudentemente all'una e quattro minuti del 9 febbraio del 2005. Una traccia decisiva, un filo. Tirato il quale, gli investigatori che da due anni stanno smontando a pezzo a pezzo il mondo di Calciopoli sono arrivati a conclusioni dalle proporzioni apocalittiche: nella sola stagione 2004-2005, nel periodo compreso tra il 29 settembre e il 16 maggio (tra la sesta di andata e la diciassettesima di ritorno), la cupola è riuscita a manomettere il numero, fino ad oggi inimmaginabile, di 107 partite. 79 di serie A, 22 di serie B e 6 di Coppa Italia.
LA TELEFONATA CHIAVE
A chiamare nel cuore della notte, è Atalanta (il nome in codice di Paolo Bergamo; Pairetto, per la cronaca, è Pinocchio). Atalanta usa il suo numero italiano, e quindi è intercettato. Gli investigatori sono proprio curiosi di sapere chi risponderà a quegli squilli. E quando sentono la voce, inconfondibile, di Moggi, capiscono tutto. Capiscono il senso di quelle misteriose chiamate fatte solo di due parole - il nome di chi chiamava e l'imperativo: "Apri". Capiscono come mai non avevano mai trovato fin lì contatti tra Moggi e gli arbitri. Capiscono, insomma che esiste un mondo parallelo, una sorta di Matrix telefonica che connetteva Moggi a chissà quanti arbitri e guardalinee. Seguendo i contatti di quella scheda svizzera, "consegnata" involontariamente da Bergamo, i carabinieri di Roma arrivano a isolare una cinquantina di schede. 31 delle quale particolarmente attive. Di queste, alla fine delle indagini, solamente 21 verranno abbinate a un "proprietario". Ma tanto basterà a far cadere definitivamente la maschera del calcio italiano.
LA STRUTTURA
Scrivono gli investigatori: "La rete di comunicazione realizzata da Luciano Moggi era ispirata a principi di compartimentazione, per cui vi erano almeno due maglie di comunicazione autonome (non in contatto tra di loro) necessarie a Moggi per mantenere assidui contatti riservati con i designatori arbitrali e con alcuni arbitri". Moggi usava cinque differenti numeri. Due erano dedicati ai designatori, e li usava soltanto per loro. Tre erano per gli arbitri. I principali complici dell'ex direttore sportivo della Juventus - Bergamo, Pairetto e Fabiani - ne avevano invece solo due a testa, uno per parlare con Moggi e l'altro per dare istruzioni agli arbitri. I quali, a loro volta, ne avevano una soltanto (a parte Racalbuto che ne aveva due).
IL LAVORO SPORCO
Con questo assetto, la fabbrica di tarocchi procedeva a velocità impensata. Riusciva a determinare l'andamento di un numero fino a cinque partite a domenica. Non solo il risultato, sostengono gli inquirenti, ma anche il numero di ammoniti e di espulsi. Come successo, ad esempio, nella seconda giornata di ritorno di quel campionato. Affinché tutto andasse come voleva la cupola (Sampdoria-Siena 1-1; Milan-Bologna 0-1; Palermo-Inter 0-2; Roma-Messina 3-2; Parma-Udinese 1-0), nella settimana precedente quella domenica, ci furono talmente tanti contatti (poco meno di duecento) che il software dei carabinieri è stato costretto a dividerli in due diverse ragnatele. Più o meno come accadde all'ottava giornata di ritorno, per determinare l'andamento di altre cinque gare (Siena-Brescia 2-3; Messina-Lazio 1-1; Atalanta-Milan 1-2; Siena-Brescia 2-3; Roma-Juventus 1-2). Ma i numeri di contatti intercorsi sulla rete parallela costruita da Moggi non sono di molto inferiori nelle altre 27 giornate di campionato manomesse.
98 SECONDI PER ROMA-JUVE
In possesso della procura di Napoli, come più volte detto, non ci sono intercettazioni telefoniche di queste conversazioni avvenute su telefoni svizzeri. Ma soltanto i tabulati. "Che però - spiegano gli inquirenti - sono piuttosto eloquenti". Come nel caso di Roma-Juventus, 5 marzo 2005, ottava di ritorno. Per tutta la settimana precedente la partita, il telefono svizzero attribuito dai carabinieri all'arbitro Salvatore Racalbuto è incandescente (si registrano fino a 34 contatti solo con Moggi). Il direttore di gara telefona come un matto. Ma sono tre i contatti che incuriosiscono in particolare. E sono tutti e tre con Moggi. Il primo avviene all 09,36 del 4 marzo e dura pochi secondi. Il secondo, alle 11,45, dura 38 secondi. Da notare che alle 11 in punto di quel giorno, ovvero esattamente tra le due chiamate, a Roma venivano sorteggiati gli arbitri. Il terzo contatto è il "peggiore" e avviene all'indomani, il 5 marzo, il giorno della partita, alle 9,33: 1,38 minuti. Cosa si sono detti l'arbitro e il direttore sportivo (che era stato, a sua volta, in contatto con i designatori per tutta la settimana)? È la domanda che i pm rivolgeranno a Racalbuto nelle prossime settimane.
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