Estate.
Non c'è il campionato. Non ci sono le coppe. Non mi voglio disintossicare dal calcio (e comunque posso smettere quando voglio). Guardo tutte le amichevoli più insignificanti, col Partizan, con una rappresentativa altoatesina, con la nazionale olimpica cinese. Spendo settanta euro per la maglietta del centenario interista, quella con lo stemma della DC, in tessuto sintetico, logo e concept studiati con Oliviero Toscani. Passo le notti guardando la Coppa America. Cerco su Youtube i gol di Messi. Guardo la Coppa d'Asia. Seguo tutte le fasi della preparazione dell'Inter sul sito ufficiale. Leggo ogni mattina sulla Gazzetta tutte le notizie calcistiche più insignificanti, compresi i rebus di Galliani e il suo quesito della Susi ("quale giocatore è extracomunitario però potrebbe anche non esserlo, si alza la mattina con l'oro in bocca, e quando ci sono io, non c'è lui, ma quando c'è lui non ci sono io?"). Su Sky mi guardo tutte le interviste di Oriali. Scrivo su di un blog che parla di calcio. Applaudo Materazzi che manda a cagare Emerson. Sul telefonino mi scarico lo special di Sky sui Mondiali 2006. Leggo sui rotocalchi di Coco che va a fagiane. Passo il tempo su di un forum a leggere notizie calcistiche. Mi guardo il dividì celebrativo dello scudetto dell'Inter della Gazzetta. Leggo il blog di diversi giornalisti sportivi, o pseudotali. Mi appassiono alla telenovela Chivu. Passo le domeniche pomeriggio con gli amici a tirare calci a un pallone...
No, fermiamoci qui. Fermiamo la sequela di associazioni mentali calcistiche a io che prendo palla e cerco di dribblare i miei amici.
Quest'anno mi sono tolto uno sfizio, o meglio, ho coronato un sogno che avevo fin da bambino: ho eliminato l'orto che teneva mio padre, e mi sono fatto un campo da calcetto privato. Due porte, regolamentari of course, qualche linea, erba tenuta con cura come non mi capitava dal liceo, quando si fumava nei bagni. Ho ripreso a giochicchiare spesso con gli amici a calcetto, dalle partitelle vere e proprie fino al vecchio gioco del "volo", che non facevo da anni.
Sulle prime pensavo che fosse una bella maniera per soddisfare la mia dipendenza da calcio, come fanno i drogati con il metadone, ma poi, ritornando a giocare dopo qualche anno, e riguardando la sfilza di azioni che paiono normali ma non lo sono affatto citata ad inizio post, beh, mi sono chiesto se davvero giocare a calcio mi piaccia perché tifo una squadra, con tutto il baraccone che ne consegue, o se in fin dei conti la passione per questo sport e le sue diramazioni mediatiche non dipendano che dal fatto che mi piace dare calci ad un pallone. E la risposta, specie nel tardo pomeriggio, quando il sole comincia a mollare la sua marcatura, e io sono solo in mezzo al campetto a cercare di colpire la traversa, proprio come facevo vent'anni fa, non può essere che una.
Non sono interista, e non sono tifoso, per l'atmosfera di San Siro, per quelle maglie nerazzurre vestite da Matthäus, Figo, Bergomi, Berti, o Simeone. Non mi piace il calcio per la sigla epica della Champions, i gol spaziali che si vedono negli highlights. Non solo, quantomeno. Sono tifoso, e interista, e mi piace il calcio perché poco rende più felice un bambino della sensazione che ti dà la palla che viaggia sull'erba, spinta dai tuoi calcio. Solo che il più delle volte me ne dimentico. Ma non dovrei farlo, non dovremmo farlo, nessuno di noi.
Poi l'estate finirà, tornerà il "grande" calcio, e io, come ogni anno, come da molti anni, come farò per sempre, continuerò a guardare tutte le partite della mia squadra in televisione, a sbavare sopra le Nike Mercurial Vapor, la scarpa che te lo fa diventare lungo 45 cm, ad andare a San Siro a ubriacarmi di caffé Borghetti e spendere dieci euro per tre castagne quando viene novembre. Mi rimetterò sotto, come un piccolo operaio del tifo, e ligio al dovere, continuerò a fare le mie mansioni e a pagare i miei dazi.
Però, fintanto che ho un prato per fare giocare il bambino che è in me, un pallone da prendere a calci, e qualche amico con cui fare due tiri, che tutta quella paccottiglia che hanno costruito sopra al calcio vada pure a cagare.
Ogni tre angoli un rigore. Chi segna va in porta. E quando succede, direi proprio che mi sento bene. Ma bene bene.
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9 commenti:
Applausi.
Grande Eric.
Specie per l'etichetta...
Quoto i 2 commenti precedenti e rilancio: quando possiamo venire a giocare nel tuo campetto?
Ah per me si potrebbe fare. Solo che mi sembra un po' fuori mano per voi.
io in mezzora sono a Bergamo.
Cazzi degli altri.
Grande Eric (anche se a me, in effetti il calciuo fa cagare). ^__^
Comunque, a Berghem non posso venire con facilità, ma ci sono 2 tizi a Milano che possono essere giù in mezz'ora e sostituirmi adeguatamente: Leite Ribeiro do Naisimento e Luiz Nazario da Silva y Berasategui.
Sono ciccioni, calvi, con una sfrenata passione per la fagiana e hanno la mia stessa mobilità in campo. Certo, io tiro più forte (non, non la coca... -_________- ), ma che ci vuoi fare.
A.
Ok passo a prenderli io e veniamo a Bergamo.
Eric va bene?
Se vuoi venire a casa mia con quei due, devi venire armato. Più di me.
Ok, mi porto dietro pure Materazzi.
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