Il Bar dello Sport

sabato 30 giugno 2007

Il vero colpo di mercato...


...non è Henry al Barcelona, o Ribery al Bayern, o Tiago alla Juve, o Suazo all'Inter o al Milan o all'Inter o al Milan o all'Inter o al Milan o di nuovo all'Inter.

No, il vero colpo di mercato è lui, Inamoto Junichi (稲本 潤一), centrocampista di sostanza passato dal Galatasaray all'Eintracht Frankfurt.

Calciatore moderno, Inamoto è stato capace nel corso della sua carriera di coprire il centro del campo ma anche di inserirsi segnando gol importanti in campo internazionale (fu il migliore giocatore e marcatore della nazionale nipponica ai mondiali del 2002). L'ultimo suo gol internazionale contro il Bordeaux, durante l'ultima e sfortunata Champions League disputata dal Galatasaray.

Godetevelo.



giovedì 28 giugno 2007

Uno sguardo alla Copa America


No, non quella di vela. Parliamo di uno sport serio, il calcio.

E' iniziata, in Venezuela, la competizione calcistica continentale. Niente di nuovo sotto il sole: bel calcio (piuttosto diverso da quello europeo che, intendiamoci, è ugualmente bello) e gran bei gol. E la presunzione del Brasile che, privo delle sue "stelle" (che hanno preferito le vacanze) si fa impallinare due volte (quasi tre) da un Messico tutt'altro che stellare.

Ronaldinho, Kaka, Dida come Totti. Io gli toglierei il passaporto, e che facessero i mondiali di beach volley tra una velina e l'altra.

Godetevi le magie messicane.





mercoledì 27 giugno 2007

La punta, la punta... Ma c'è davvero bisogno della punta?

In questi giorni, il mercato è dominato dal cosiddetto "balletto delle punte"; chi resta, chi va, chi fa entrambe le cose nel giro di una settimana (vedi Trezeguet), chi torna e chi vorrebbe tornare e chi si spera che non torni.
D'altronde, da sempre gli attaccanti sono i giocatori che più scatenano la fantasia dei tifosi; l'unico difensore attorno al quale abbia visto, negli ultimi anni, un entusiasmo da "è arrivata la superstar" è stato Nesta. Il suo arrivo in rossonero oscurò persino quello di un campione ultracelebrato come Rivaldo (evitiamo facili ironie: quell'estate, su Rivaldo avremmo scommesso più o meno tutti, non potevamo immaginare che non si sarebbe ambientato in Italia). Ma normalmente, sono i delanteros a far vincere gli scudetti d'agosto.
Eppure, in un calcio come quello moderno, dove le squadre più forti quasi sempre giocano con una sola vera punta e tanti fantasisti/ali, siamo così certi che l'abbondanza di punte sia davvero necessaria? Pensiamo un attimo alle squadre che hanno espresso il miglior gioco negli ultimi anni.
Il Real di Scolari giocava con davanti il solo Morientes, e poi Ronaldo. Certo, attorno a lui c'erano Raùl, Zidane e Figo. Ma si trattava sostanzialmente di tre fantasisti/attaccanti esterni. Il Barcellona dello scorso anno? Tridente con Ronaldinho, Messi e Eto'o. Anche qui una sola vera punta e due fantasisti. La Francia che ha vinto europei e mondiali? 4-2-3-1 anche lì. Il Milan della partita col Manchester, quello della partita perfetta? Una sola punta, e dietro Kakà e Seedorf. Anche se il Milan (come l'Inter) ha fatto anche tante splendide partite con due punte, in questi ultimi anni. Citerei anche il Liverpool, che pur facendo un gioco brutto da vedere è arrivato due volte in finale di Champion's, e l'Italia vittoriosa a Berlino, a dimostrazione che con una punta sola si può essere sì belli (come le squadre di cui sopra) ma anche efficaci.
Insomma, una volta si diceva che le partite si vincevano a centrocampo. Oggi non trovate che sia vero più che mai? Il calcio di grande livello si fa sempre più fisico e sempre più tattico: ormai tutte le squadre più forti d'Europa si sono convertite al pressing di sacchiana memoria. Qualcuna di più e qualcuna di meno, ma persino le inglesi si sono prese allenatori come Mourinho e Benitez per insegnare ai giocatori a stare in campo, correre e difendere, e non solo a fare colpi di tacco e veroniche, in una ripresa del modello del calcio totale olandese adeguato ai tempi moderni. In spazi sempre più angusti, il dominio del centrocampo è ancora più importante di prima, e per questo sempre più spesso gli allenatori si affidano a una mediana a 5 con giocatori di qualità, capace di coniugare estro e corsa, occupazione degli spazi e capacità di crearne.

E allora mi chiedo: ma siamo davvero sicuri che al Milan serva disperatamente una punta di grande nome? In casa ci sono Ronaldo, Inzaghi, Gilardino e Oliveira. Posto che i primi due non danno piene garanzie di giocare tutte le partite visti i possibili problemi fisici (anche se è facile dire che in quelle che giocheranno saranno spesso decisivi), che Gilardino è alla sua ultima vera chance (non di fare gol, che quelli li ha fatti anche in questi primi 2 anni di Milan, ma di fare gol pesanti e dimostrarsi importante per la squadra e non solo per la statistica) e che Oliveira è reduce da una stagione flop (ma secondo me avrebbe le qualità tecniche per poter fare bene e gli si dovrebbe concedere una prova d'appello)... Forse sì. Ma forse no. Giocando con una punta + Kakà, non potrebbe forse bastare l'inserimento di un attaccante giovane, di prospettiva (come il Paco che guarda caso il Milan sta cercando in tutti i modi, o come Quagliarella o Giuseppe Rossi), che dia il cambio agli altri e possa rappresentare un investimento per il futuro?
E a quel punto, non si potrebbero dirottare i fondi su un centrocampista e un terzino, e magari portare a casa giocatori di sicuro rendimento, gente come Deco e Zambrotta solo per fare i primi due nomi che mi vengono in mente?

E lo stesso discorso si potrebbe fare per l'Inter, che gioca sì con due punte, ma invece di 4, di attaccanti ne ha 6 (siete convinti che Recoba vada via davvero? Io non ci credo finché non lo vedo in campo con un'altra maglia). Che se ne fa di Tèvez, me lo spiegate?

E il Barcellona, aveva bisogno di Henry? Crede davvero di poter giocare con Henry, Messi, Ronaldinho e Eto'o tutti insieme e senza mugugni?

Non è che oggi come oggi, in un calcio che è sempre più business, conta più piazzare il colpo mediatico che non costruire una squadra con un minimo di senso?

sabato 16 giugno 2007

Tira più un pelo di...

Sono una persona razionale. Così ho sempre risposto, a chi mi chiedeva della mia passione per un calciatore, Luis Figo, da qualche tempo sul viale del tramonto, e che fino a qualche mese fa sembrava in procinto di passare all'Al Qaeda, dedicandosi al terrorismo di matrice islamica. Uno che è difficile da apprezzare come calciatore e uomo simbolo di una squadra, vista la facilità disarmante con cui ha sempre firmato contratti con diverse squadre allo stesso tempo, o passando magari da una formazione alla rivale numero uno della stessa. Uno che non sarà mai una bandiera, e che spesso è stato allettato più dai soldi, che dai colori di una squadra. Uno come Christian Vieri insomma.

Ma in fondo queste sono inezie, e io non sono una persona incapace di perdonare, tutt'altro. Ad esempio, ora che m'è sbollita la rabbia del momento, a Vieri penso di potere perdonare tutto, anche che sgualcisca la mia giacca di pelle preferita tentando di difendersi dai colpi di piede di porco, nel caso l'incontrassi in giro. E già in passato ho dato spesso prova di capacità di perdonare e dimenticare, tipo quando aiutai un amico che si era messo con una mia ex a scoprire chi fosse stato il malvagio individuo che gli aveva pisciato in macchina, dal finestrino abbassato (purtroppo questo individuo non si trovò mai).

E razionalmente, io capisco che il modus vivendi di Figo, anche se non decisamente etico, può essere riportato facilmente alla voce "professionalità". Si versa una certa quota di denaro, per potere accedere ad un servizio. Non mi chiamo Candido e non credo di vivere nel migliore dei mondi possibili, e già da tempo ho abbandonato le fantasticherie romantiche di gioventù, tuffandomi in un pragmatismo che non sarà glorioso, ma è assolutamente in tinta col mondo in cui viviamo.

Figo non sarà mai un simbolo dell'Inter, squadra a cui non è legato da una storia, ma da un contratto. Però quel contratto l'ha sempre onorato, lottando con un'età che non è più verde, e una rassomiglianza con Luca Laurenti che di certo, specie nelle prime fasi della carriera, l'ha penalizzato. E a un mercenario che rispetta quanto pattuito, non si darà magari amore, ma ci si riempie della soddisfazione tipica di chi ha scelto la persona giusta, per il lavoro giusto.

Del resto è forse vero che "professionista" è anche un arzigogolato artifizio retorico per chiamare una prostituta, ma è anche vero che l'errore, etica a parte, in una situazione del genere è pretendere il sentimento, non il servizio.

Figo è un professionista, e nel suo ruolo (uomo saltato, cross dal fondo, scarpe bianche dal contatto con la linea laterale, e tra l'altro senza che a bordocampo ci siano Kate Moss o Lapo Elkann) è ancora, nonostante un'età che sembrerebbe più da Milan, uno dei migliori al mondo. Uno che a fine mese il suo sostanziosissimo stipendio lo vuole, ma se lo suda tutto. Uno che nonostante il catetere riesce a crossare parabole che manco il figliol prodigo e i dieci talenti.

Meglio insomma uno così, un mercenario se si vuol essere cattivi, o un professionista se si vuole essere buoni, piuttosto che uno che giura fedeltà eterna, centravanti baciamaglia, o uno che reputa il presidente come un secondo padre. Almeno le regole sono chiare, limpide, cristalline, e si evitano le brutte sorprese: sai che è lì solo per soldi, non per sentimenti indimostrabili.

Del resto ad uscire con una maiala non solo ci si diverte di più, ma si evitano pure gli imbarazzi dello scoprire che sulla testa hai un branco di renne.

Viva Figo, dunque. Non sarà commovente, non sarà legato alla squadra, e avrà sempre ragionato più col portafogli che con la testa. Ma quando arriva sulla trequarti, alza la testa, vede il capoccione del centravanti, e disegna curve perfette sopra l'area, non ci si può che inchinare. Del resto, anche per le maiale è la stessa identica cosa: una mera, semplice, questione di curve.

giovedì 14 giugno 2007

Il mondo legge il blog del bar dello sport!

Da qualche giorno sul blog è disponibile un servizio della Clustrmaps (in basso a destra) che traccia una mappa di dove avvengono gli accessi al sito.

A oggi la situazione è questa:




Chissà come si dice fagiana in giapponese.

martedì 12 giugno 2007

Perchè Drogba vuole giocare in Italia?

Da calciomercato.com:

Drogba: 'Non so se resto al Chelsea, mi piace l'Italia'

10:40 del 12 giugno
Didier Drogba mette in dubbio la sua permanenza al Chelsea. L'attaccante ivoriano ha dichiarato al tabloid britannico The Sun: "Ho 29 anni e sono all'ultimo bivio della mia carriera, devo decidere se restare a Londra oppure no. Confesso che mi piacerebbe molto giocare in Italia o in Spagna, non so cosa potrà succedere".


Perché Drogba vuole giocare in Italia?


1) Sa che chi gioca con Ibra vince.


2) Sa che giocare con Totti vale più di un mondiale, di una Champions e di una sveltina con la Bellucci.


3) E' ghiotto di cinghiale.


4) Sheva gli ha parlato delle "doti" di Seedorf e vuole confrontarsi con lui.


5)

lunedì 11 giugno 2007

Il punto - finale - sulla B



E così è finita, con Juventus, Napoli e Genoa in A.
E' finita, come in tanti, televisioni in primis, si auguravano.
Giusto così?
A mio parere si.

Juventus troppo forte, si sapeva che sarebbe andata in A subito: il miglior portiere del mondo, il principe dei cascatori, l'ex giocatore che ci fece perdere i mondiali, l'argentino che si spaccia per francese......tutti giocatori che in B fanno la differenza.

Il Genoa è stata la squadra più brillante dell'intero torneo.
La svolta l'hanno avuta a gennaio, quando si è rinforzata in attacco (quando tutti dicevano che era in difesa che aveva delle lacune): onore soprattutto a Gasperini, ma anche alla società che ha creduto nel proprio tecnico.

E poi c'è il Napoli, la squadra più fortunata dell'intero torneo.
Gioco pessimo, tanti rischi dietro, tanta, ma propria tanta, fortuna e un bel po' di aiuti dagli arbitri.
Però al tempo stesso un cinismo impressionante.
Credo che il Napoli abbia qualche punto in più di quanti ne ha meritati: però credo anche che i play-off li avrebbe vinti.

Le altre concorrenti troppo ineseperte e altalentanti (mi riferisco a Piacenza, Rimini e Mantova) o troppo sciagurate per metà torneo (il Bologna nel girone di ritorno, il Brescia in quello di andata).
Ecco, forse il Brescia ai play-off avrebbe potuto dare seri problemi al Napoli.

Salutano la B Pescara, Crotone e Arezzo.
Attendiamo i play-out per vedere chi farà loro compagnia, tra Verona e Spezia.
Il Bar dello Sport sostiene lo Spezia.
Del resto questo è l'anno di Joe Kerr.

venerdì 8 giugno 2007

Come ha fatto Kakà ad arrivare vergine al matrimonio



E' di pochi giorni fa la dichiarazione di Kakà secondo cui sarebbe arrivato vergine al matrimonio.


Oggi, Gazzetta.it ci spiega le conseguenze di tale scelta:


Milan: Kakà operato agli occhi

Il brasiliano soffriva di miopia e astigmatismo per cui era costretto a portare le lenti a contatto anche in campo: ieri sera l'intervento in una clinica di Modena. Il chirurgo: "Ha recuperato dieci decimi in 12 ore"


MODENA, 7 giugno 2007 - Incredibile ma vero: eppure Kakà non ci vedeva. O meglio, aveva seri problemi alla vista, tanto che giocava dotato di lenti a contatto. L'inedito è emerso oggi, insieme alla notizia che il brasiliano è stato sottoposto ieri sera a Modena ad un intervento di chirurgia refrattiva per correggere una leggera forma di miopia e di astigmatismo. L'intervento, effettuato dal medico chirurgo Angelo Appiotti, è stato eseguito presso il Poliambulatorio chirurgico modenese, una struttura privata all'avanguardia in questo tipo di interventi.

RECUPERO-LAMPO - Kakà soffriva di miopia e astigmatismo per cui era costretto a portare le lenti a contatto anche in campo, ma non ci vedeva comunque benissimo. Questa mattina il dottor Appiotti ha rivisitato Kakà - che ha trascorso la notte in albergo - trovandolo in ottime condizioni: "Ha recuperato dieci decimi in 12 ore", ha detto il chirurgo, il quale ha spiegato di aver usato una tecnica particolare che offre risultati eccezionali, tenuto conto anche delle sollecitazioni fisiche degli sportivi. Il paziente è stato definito "motivato e collaborante". Il calciatore era accompagnato dalla moglie e dal medico del Milan, il dottor Sala. Il dottor Appiotti rivedrà Kakà per un controllo la prossima settimana.

giovedì 7 giugno 2007

SVEGLIA!!!!

Com'è che siamo rimasti solo io e Homer a postare sul blog, a parte qualche occasionale (e succoso!) fotomontaggio di Simos?

Forza, che bar dello sport è, se è deserto? Uno di quelli della periferia degradata dove la gente non sorride più?

DIAMOCI UNA MOSSA!!!

martedì 5 giugno 2007

lunedì 4 giugno 2007

Il regno degli ipocriti


Ogni volta che si parla di nazionale, arrivano ennesime conferme che l'Italia è proprio il regno degli ipocriti.
Le critiche a Donadoni stanno arrivando copiose. Il motivo? La vittoria (!) per 2-1 dell'Italia contro le isole Far Oer. Perché certo, partite così son da vincere 7-0 per diritto divino, no? Non importa che l'Italia non abbia mai vinto in goleada nella sua storia, e che in generale con avversari scarsi abbia sempre faticato. Non importa che Del Piero si sia mangiato due gol fatti e lo stesso Lucarelli: la colpa dei loro errori di mira (senza cui avremmo tranquillamente vinto 4 o 5 a 0 come vorrebbero i "critici") pare essere di Donadoni, reo di "non avere esperienza e personalità".

Ora, io vorrei capire se i soloni che imputano a Donadoni il gioco poco brillante della squadra sono gli stessi che hanno esaltato la vittoria al Mondiale della squadra di Lippi. E dato che lo sono, mi chiedo dove siano andati a far spesa di ipocrisia.

Checché se ne dica, la nazionale di Lippi non giocava meglio di quella di Donadoni. La nazionale di Lippi ha vinto il mondiale grazie alla grinta, al carattere, alla solidità difensiva. Ci si scandalizza per una vittoria "solo" per 2-1 con le Far Oer, ma fatte le dovute proporzioni (campo, condizioni climatiche, stanchezza dei giocatori e soprattutto numero di gol divorati) vogliamo ricordarci dell'1-1 con gli Stati Uniti al mondiale, in superiorità numerica?

Io non chiedo tanto. Neanche intelligenza, chiedo. Vorrei solo un pò di coerenza.
Personalmente, sono stato tra i difensori dell'Italia mondiale, che a mio parere faceva il suo dovere (vincere). Ora, coerentemente, mi pare giusto difendere Donadoni. Anche la sua Italia sta facendo quello che deve, ossia vincere. Qualcuno mi spiega perché Donadoni dovrebbe essere esonerato dopo 4 vittorie consecutive, solo per non aver fatto la goleada contro le Far Oer?


Che Donadoni possa non essere simpatico, lo capisco. Ma non lo era neanche Lippi.
Che Donadoni possa essere visto come un raccomandato da Albertini, anche. Ma allora, se ragioniamo in questo modo, Lippi era stato raccomandato da Moggi. E' meglio essere raccomandati da Albertini o da Moggi?
Che Donadoni possa essere criticato per la poca esperienza in panchina, capisco anche questo. Ma chissà perché ho il sospetto che se fosse stato scelto un "decano" si sarebbe criticato dicendo che l'Italia non si affida mai ai giovani, che sono sempre gli stessi che girano, e bla bla bla...

Che si rimpianga Gentile, ossia l'uomo che ci ha dato la più catenacciara e peggior Under 21 degli ultimi 20 anni, beh, questo proprio no, non ce la faccio a capirlo. Con tutto il rispetto per la persona e per il campione che è stato.

Piaccia o meno la scelta di Donadoni, non sarebbe giusto applicare anche per lui lo stesso metro di giudizio che è sempre stato applicato per gli altri CT (ossia, i risultati)?

sabato 2 giugno 2007

Non è per insistere sempre, ma...

Nella serata dei piedi-a-banana, come al solito a togliere le castagne dal fuoco ci ha pensato lui:


Perchè anche quando gli altri prendono l'impegno sottogamba o semplicemente non sono in serata... Lui c'è sempre, sempre con lo stesso impegno e soprattutto la stessa fame di gol.
Nessuno ne è affamato quanto lui. Ci vorrà taaaanto tempo prima di rivedere un altro attaccante del genere... Quindi, speriamo che Pippo non smetta troppo presto!

venerdì 1 giugno 2007

Uno spogliarello non si nega a nessuno

L'unico motivo per cui siamo felici che il Milan abbia vinto la Champions:

La partita del secolo

Queste sono immagini che riconciliano con il calcio.