Il Bar dello Sport

martedì 30 ottobre 2007

Tanta voglia

Nuovo talento argentino

In passato ci siamo occupati di giovani talenti emergenti, di giocatori poco noti ma dal futuro assicurato e di competizioni giovanili.


E' arrivato il momento di parlare di Pamela David, fuoriclasse argentino conosciuto soprattutto dai fortunati tifosi sudamericani.



Di lei Italia chiama Italia dice:

Venticinque anni, argentina, mora, un fisico esplosivo

"Dicono che sono una bambolona e niente più, ma chi mi conosce bene sa che sono soprattutto svelta di lingua". E ancora: "Adoro i preliminari, non è forse vero che l'antipasto viene consumato con maggiore gusto rispetto agli altri piatti?". E per finire: "Adoro vestirmi in modo provocante tutto il giorno, non solo quando sono in televisione". Signore e signori, l'ipse dixit è tutto di Pamela David, la nuova bomba sexy della tv sportiva sudamericana. Talmente eccessiva da aver procurato a Tvn, la rete cilena per cui lavora, una denuncia per aver "infangato il ruolo della donna in televisione e la dignità femminile".

Pamela David nota in America Latina come Pame, ha mandato su tutte le furie sia l'opinione pubblica che la segretaria generale del partito per la democrazia cileno. Le sue rivelazioni sui propri gusti sessuali sono state la goccia che ha fatto traboccare un vaso che si era andato riempiendo inesorabilmente negli ultimi dodici mesi. Cioè da quando, dopo una travolgente carriera da modella, ha debuttato in tv nel reality show El Bar per poi condurre il pepato programma Pam!. Conquistata la tv a suon di fiction, la David è approdata negli studi del programma Noche de Juegos, in pratica una versione sudamericana della nostra Domenica Sportiva.

Per lei un esordio col botto, complice un abitino che era un semplice velo trasparente sul corpo nudo. E furono le prime ire delle associazioni femministe e di tutela dei minori. Incurante delle proteste, fama alle stelle, Pamela David ha inalberato mises da infarto una dietro l'altra, giocando abilmente il suo ruolo di bellona sexy. Fino alla puntata di domenica 19 febbraio, dove si è superato il limite nel duetto tra Pame e l'ospite commentatore Pablo Zamora.
Il quale l'ha fatta oggetto di battute tipo: "Vedo che l'unica argenteria che indossi sono le tue curve" e "Non posso commentare oltre, sono allergico al lattosio" con ampie occhiate rivolte al procace davanzale della David. Scene ben più pepate di quelle cui siamo abituati in Italia, dove pure ci criticano per l'eccesso di vallette seminude. Staremo a vedere chi la spunterà tra la disinvolta Pamela David e i suoi accusatori in tribunale.


Ecco alcuni video con i suoi numeri:










Speriamo di vederla presto in Italia, Moratti, Berlusconi, De Laurentis e Zamparini datevi da fare.

























mercoledì 24 ottobre 2007

Rock 'n' Roll Devils # 3


Kalac
- 7
Grande partita del gigante australiano, che nel momento di difficoltà della squadra chiude la porta in faccia allo Shaktar. Convincente e solido come un brano di certi suoi connazionali. Forse era meglio se il Milan evitava di fare ricorso per la squalifica di Dida...

Oddo e Favalli - 5
Serataccia per i terzini rossoneri. Il primo colleziona errori come fossero figurine Panini, compreso lo svarione che permette a Lucarelli di accorciare le distanze; il secondo, condizionato anche da qualche problema fisico, mostra che gli anni passano per tutti, Milan Lab o meno. Una partita da Paola e Chiara.

Nesta - 6
Fa il suo come sempre, con classe ed eleganza. Ma quando la squadra comincia a ballare in difesa non la prende per mano come dovrebbe. Sufficiente: da uno coi suoi mezzi, però, è lecito aspettarsi di più.

Kaladze - 6,5
Puntuale nelle chiusure e preciso sui palloni alti: per essere appena rientrato da un infortunio, si disimpegna più che bene, però dovrebbe salire di più quando lo Shaktar si avvicina all'area. Comunque, sicuro e affidabile, come una ritmica di Bill Ward.

Gattuso - 6
Il guerriero, sbarbato per l'occasione, gioca a tutto campo come al solito, e si permette anche un paio di passaggi pregevoli in fase offensiva. La partenza è un pò timida, sicuramente ha avuto serate migliori, ma alla distanza è importante come sempre per gli equilibri della squadra, alla Mike Porcaro.

Ambrosini - 6,5
Adesso che è abbastanza vecchio, Milan Lab riesce finalmente a gestirlo, e Ambro macina chilometri e chilometri e mostra a tutti di essere ancora lo splendido giocatore che per troppo tempo è mancato ai rossoneri. Rinato.

Pirlo - 6,5
Inizialmente anche lui fatica un pò per il pressing dei giocatori dello Shaktar, ma tira il perfetto corner su cui Gilardino si avventa per l'1-0 dopo soli 6 minuti. Poi, pur tra alti e bassi confeziona le solite aperture illuminanti. Un pò stanco magari, ma sempre decisivo per il gioco del Milan, tanto quanto lo è nei suoi momenti migliori Steve Harris per il sound degli Iron Maiden.

Seedorf - 8
Migliore in campo. Sale in cattedra con una partita di quelle che ti riconciliano con il calcio, e che ti fanno dimenticare i suoi passaggi a vuoto in un secondo. Due gol splendidi (il secondo quasi fantascientifico), l'assist a Gila per il secondo gol, e tanti altri palloni giocati in maniera sublime. Stasera è un lead singer al livello di Geoff Tate.

Kakà - 6,5
Sbaglia veramente troppo sotto porta, anche se è pure sfigato quando colpisce il palo a botta sicura. Però, semina il panico nella difesa dello Shaktar con le sue accelerazioni; a volte sembra Flash, in procinto di raggiungere la velocità della luce. Meno male che doveva avere dei problemi fisici!

Gilardino - 7,5
E con questa fanno tre. Tre partite di fila giocate bene (con l'Empoli era stato uno dei pochi a salvarsi), con 4 gol complessivi, e quelli di stasera sono anche fondamentali, alla faccia di chi lo accusa di segnare solo gol inutili. Avanti così, Gila. Chissà, forse è arrivato finalmente il tuo momento magico!

Bonera, Serginho, Emerson - S.V.
Fanno la loro parte senza grossi patemi, anche perché la partita è ormai sui giusti binari quando vengono chiamati in causa (il gol del 3-1 arriva che Bonera ha appena messo piede sul terreno di gioco, e gli altri due entrano solo nel finale). Stasera, si limitano a far parte del coro.

venerdì 19 ottobre 2007

Ogni Benedetta Domenica


Domenica primo ottobre 1961. Sarebbe potuta essere una delle tante che un ragazzino di 15 anni passava in casa accanto alla radio in attesa di “ Tutto il calcio minuto per minuto” una nuova trasmissione che trasmetteva in diretta i secondi tempi delle partite (sì, avete letto bene: solo i secondi tempi). Le immagini sarebbero arrivate solo dieci anni dopo, con l’avvento di “Novantesimo Minuto”.

Ma quella domenica sarebbe stata diversa, perché il papà di un ragazzino della compagnia era riuscito a trovare quattro ridotti per il Derby di Milano. La notizia ci era arrivata il venerdì sera attraverso un giro di telefonate (giro abbastanza lungo per la difficoltà di trovare la linea libera, in quanto il 90% degli utenti aveva il “il duplex” cioé la linea condivisa con un altro nucleo familiare, altro che sms). L’eccitazione era quindi al massimo. Appuntamento davanti al bar per le 10. Si partiva alle 10 perché in un’oretta (abitavamo in zona Sempione) saremmo arrivati a San Siro. Tre milanisti e un interista molto benvoluto dalla compagnia - anche perché era suo padre in genere a trovare i biglietti - tutti rigorosamente con il sacchettino per la colazione, contente di solito un paio di panini col prosciutto avvolti nella carta oleata. L’acqua l’avremmo presa davanti al “Lido”, la piscina di Piazzale Lotto, al solito baracchino che vendeva bibite e gelati d’estate (con 10 lire avevi un cono gigante) e caldarroste d’inverno. Anche l’abbigliamento era sempre lo stesso: jeans rigorosamente risvoltati all’esterno, camicia o golfino, giubbino o soprabito, le scarpe rigorosamente classiche quasi sempre stringate. Già, perché allora le “scarpe da ginnastica“ servivano esclusivamente per fare ginnastica. Certo, d’estate magari avrebbe fatto un po’ ridere, secondo i canoni odierni, vedere uno con i pantaloni corti, le calze e le scarpe stringate , ma “Fantocci” (il primo nome di Fantozzi) sarebbe arrivato solo nel 1968. Nessuna maglietta, neanche taroccata, della squadra, perché erano rarissimi i tifosi con la maglia: gli adulti in genere andavano a San Siro come andavano in ufficio, con camicia e cravatta, anche perché il merchandising non era neanche stato pensato, all’epoca.

Di solito lungo la strada si pensava e discuteva della formazione più che del modulo di gioco. Le squadre giocavano con due terzini, un libero, due mediani, due ali, due mezze ali e un centravanti, (che oggi sarebbe stato un 1-4-4-1, o magari per i più esigenti un 1-2-2-4-1) e perlomeno in Italia rigorosamente a uomo. Ovviamente ci aspettavamo i soliti titolari inamovibili: Ghezzi, Maldini, Trapattoni, Radice, Rivera, Altafini per il Milan; Buffon, Bolchi, Bicicli, Guarneri, Hitchens,Mazzola, Suarez per l’Inter , ma non era tutto così scontato anche perché gli undici che sarebbero scesi in campo, poi, quelli sarebbero rimasti, perchè non si potevano fare sostituzioni (La Fifa iniziò a permettere due sostituzioni solo dai mondiali di Mexico ‘70), anche se le rose erano già’ di 27, 28 giocatori, solo suddivisi un po’ diversamente da oggi. In genere erano tre portieri, sei difensori, nove centrocampisti e otto/nove attaccanti, anche se fra questi erano comprese le ali. E se qualcuno si infortunava? Nessun problema: lo si metteva all’ala sinistra… Chissà per quale strano motivo.

Cammina, cammina si arrivava in piazzale Lotto, da li per viale Caprilli in 7/8 minuti saremmo stati allo stadio. C’era sempre un sacco di gente che arrivava a piedi o coi tram 59 o 24 (quello che oggi è il 16), che viaggiavano sempre con la porta posteriore aperta e la gente appesa fuori perché non è che ce ne fossero molti. Anche il traffico di automobili cominciava però ad essere abbastanza intenso, perché comunque eravamo in pieno “Boom Economico”. Devo dire che ci faceva sempre un certo effetto trovarci a tu per tu con San Siro, anche senza il terzo anello era davvero imponente con i suoi 85.000 posti .Qualche anno prima erano addirittura 100.000, poi avevano fatto l’impianto d’illuminazione e messo i seggiolini in tribuna centrale e la capienza si era abbassata. I tifosi cominciavano già ad arrivare anche se mancavano ancora circa tre ore all’inizio della partita: del resto, non avendo il posto assegnato chi prima arrivava si metteva nelle posizioni migliori. A volte, sgattaiolando in mezzo alla gente, invece che nei “popolari”, ci intrufolavamo nel “parterre”, uno spazio subito sotto la tribuna centrale dove si stava rigorosamente in piedi. Se eri fortunato, da lì potevi arrivare fino al muretto di sostegno della cancellata che recintava il campo, così non vedevi la partita ma vedevi bene i tuoi beniamini. Ma quella domenica non ci provammo nemmeno: il derby ci piaceva vederlo dall’alto.



Appena varcati i cancelli, correvamo come matti su per le rampe in mezzo ad altri cento ragazzini urlanti. Dopo aver cambiato almeno quattro o cinque volte il posto per scegliere la posizione migliore finalmente ci si sedeva, e si aprivano i sacchetti della colazione. Il tempo passava velocemente perché c’era anche lo spettacolo nello spettacolo. Proprio perché la gente arrivava con largo anticipo, quasi sempre c’era una partita tra i “pulcini“ delle due squadre, quindi in quel caso un derby nel derby. Poi come oggi c’era il sopralluogo dei giocatori, con la differenza che qualcuno entrava in campo con la sigaretta in bocca. I fotografi (non c’erano certo i teleobbiettivi di oggi ) si disponevano dietro le linee di fondo, ma il bello era che in certe azioni di gioco a volte entravano addirittura in campo per fotografare meglio.

E finalmente ecco i nostri eroi : nomi scanditi dall’altoparlante e scritti sul tabellone elettronico (inaugurato nel ‘ 57) ormai ci siamo, pensammo, ma quel giorno le sorprese non erano finite. Prima del calcio d’inizio ci fu un minuto di silenzio, non ricordo per quale motivo: lo stadio ammutolì e proprio nel momento clou una voce anonima gridò “arbitro serpente! “ . Avesse detto cornuto, venduto, ma serpente! Ovviamente noi ragazzini scoppiammo a ridere, non ce lo aspettavamo e fummo subito redarguiti dagli adulti attorno a noi che ovviamente ci zittirono. Se fosse successo oggi, immagino il coro di ma vaffa… Che si sarebbe levato. E finalmente il calcio d’inizio. Risultato finale: 3 a 1 per il Milan. 18° Pivatelli, 53° Greaves, 69° Suarez, 87° Conti.

Il tempo per il rientro passava in un lampo, soprattutto se si vinceva come quel giorno. Appena si arrivava in vista della nostra casa (allora la parola condominio non era molto usata) mi ricordo che dietro i vetri delle finestre che davano sulla strada si vedevano apparire e scomparire le varie mamme, che avendo calcolato il tempo del nostro ritorno controllavano se eravamo in arrivo (la vita senza cellulari non era poi male). Infine, soprattutto se la giornata era bella, prima di rientrare per la cena ci avanzava il tempo per una partita 2 contro 2 a “tombinella” : bastavano un tappino della coca e un tombino di quelli messi in verticale fra marciapiede e strada … Tanto quante macchine potevano passare in una via laterale in una domenica del 1961?

Considerando che non c’era la moviola, pochissime immagini, nessuna trasmissione televisiva a parte la domenica sportiva - ancora come notiziario senza presentatore e, soprattutto, senza Biscardi… Se il Forum del Bar dello Sport fosse già stato attivo… Di cosa avremmo parlato?? Mah!

lunedì 15 ottobre 2007

Il Mattatore

Una cosa è certa, nel calcio la gratitudine non esiste.

Ne è prova la squalifica per 2 giornate a Dida, nonostante quest'ultimo ci abbia fatto divertire, emozionare, commuovere e ridere per anni.

Come non ricordarlo nella famosa scena della stazione in Amici miei, il capolavoro della risata di Mario Monicelli.

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Ma Dida ci ha fatto tanto ridere anche ne Il mio amico Arnold tenendoci compagnia durante gli anni '80.


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Molto apprezzato dai ragazzi grazie alle sue memorabili interpretazioni in Happy feet e Ken il guerriero dove le sue capacità drammaturgiche, l'interpretazione mirabile e la prosa inconfondibile ne hanno fatto il riferimento per tutti, Gilardino e Nedved compresi.

Più volte i maestri della sceneggiata napoletana (Merola, D'angelo, Carmando, Alemao etc...) hanno ammesso di essersi ispirati ai suoi primi film in Brasile, dove un Dida ancora acerbo lascia però intuire tutto il suo talento, Braida ne rimane impressionato e lo porta in Italia, tutto il resto è (purtroppo) storia.


Visto che l'UEFA non è riuscita ad apprezzare il suo talento, non gli resta che sperare nel giudizio dell'Academy. Febbraio è vicino e noi tutti tifiamo per te, Nelson de Jesus Silva, re della sceneggiata brasiliana.

giovedì 4 ottobre 2007

Filo rosso

O un filo rossonero?

Scuola Milan?









Ovviamente i primi due sono riusciti nella banfa e il terzo no.

Ecco perchè dicono che Gilardino ancora non "gira" bene.

mercoledì 3 ottobre 2007

Rock 'n' Roll Devils #2


Voto collettivo alla squadra: 5

Più che un'opera rock, un concerto emo, ma di quelli brutti. Lento e deprimente, con tanto di pioggia torrenziale.

Spettacolo da dimenticare.

Voto a Dida per la performance: 10

Voto al tifoso per il colpo mortale: 8 - ci mette un pò troppo a fare effetto!

martedì 2 ottobre 2007

Punizione diretta #6 Il segreto di Chivu e l'eiaculazione precoce di Suazo

Primi tre punti Champions per l'Inter, che a San Siro accoglie un PSV allenato da Barney Rubble, il vicino di casa dei Flintstones.

Mancini, viste le assenze, ha la squadra obbligata: Chivu a fare coppia con Samuel dietro, e centrocampo con Solari e Figo sugli esterni, Cambiasso davanti alla difesa, e uno Stankovic in mezzo in piena crisi d'identità. Davanti, a fare coppia con Ibrahimovic, c'è Crespo, con Cruz e Suazo in panchina, e Adriano nemmeno iscritto alle liste Champions, in culo alla crisi attaccanti del Milan.

Basta poco all'Inter per portarsi al doppio vantaggio: e questo poco è Ibrahimovic, che prima si guadagna un rigore per uno schienamento da wrestling in area, e poi insacca di testa con un pallonetto un cross di Figo che voleva essere un rimettere la palla in mezzo: il gol è talmente bello, seppur probabilmente involontario, da fare esultare il pregiudicato svedese con una corsa matta tipo cavallo dopato. Il tempo di riuscire a calmarlo, ed è già la ripresa.

Il PSV riparte bene: per quindici minuti buoni l'Inter viene schiacciata nella sua area, pur senza che gli olandesi siano particolarmente pericolosi. Ma ecco l'episodio centrale della partita: Chivu viene espulso per doppia ammonizione, nerazzurri in dieci, che però senza la presenza del centrale rumeno, si compattano e impediscono ogni ulteriore offensiva agli olandesi.

Vittoria, ritorno al gol europeo per il pregiudicato, e maggiore ottimismo nei confronti del futuro.


Julio Cesar: 6.5
Pronto per il BDSM: non teme più le punizioni.

Zanetti: 6.5
Chiude con attenzione ed efficacia la fascia.

Samuel: 6.5
Sostituisce così bene Materazzi che nemmeno la sorella di Zidane si accorgerà della differenza.

Chivu: 6
L'Eva Robins del calcio: un fallo di troppo per essere perfetto.

Maxwell: 6
Sale con continuità e non rischia troppo dietro.

Figo: 6.5
Intermittente, cala parecchio nella ripresa, ma genera il cross da cui nasce il due a zero.

Cambiasso: 6.5
A centrocampo è solido, e finisce la partita come difensore centrale.

Stankovic: 5
Gioca come il Papa: non la vede mai.

Solari: 5
Per trovare la posizione in campo gli serviva un GPS.

Bolzoni: 6
La masturbazione nel calcio: in assenza di altro, ci si accontenta.

Crespo: 5.5
Volenteroso e volitivo, ma non spaventa mai il PSV.

Suazo: 6.5
Fa comprendere ai difensori olandesi la paura femminile dell'eiaculatio precox: entra e li spaventa subito con la sua velocità.

Ibrahimovic: 7
Potrebbe farci godere di più solo se avesse una vagina.